Se ne è andato anche il "Diavolo". Al secolo Silvano Rigali, fotografo storico della Valle del Serchio, figlio d'arte di babbo fotografo dei primi del 900, chiamato "Diavolo" perchè scattava le foto da sotto un cencio nero abbagliando con il flash al magnesio.
Ha resistito il suo negozio fino a pochi anni fa, fino a che il fisico glielo ha permesso.
Amava la fotografia, quella "fatta bene" senza troppe esagerazione, il bianco e nero con tante tonalità di grigio, i mezzitoni.
Da bambino mi ci portava mio padre, in quel negozio misterioso, da dove dientro una tenda arrivava il Silvano che ti faceva tanti discorsi, sotto lo sguardo premuroso di sua moglie, compagna di vita.
La prima macchina, una polaroid Zip in bianco e nero me l'ha comprata mio babbo da lui. Come da lui ho comprato la mia prima reflex, per i diciotto anni, una Konica TC. Aveva tante macchine antidiluviane, per lui il tempo non passava. Io ci crescevo, in quel negozio. Non c'era settimana che non avessi un rullino di dia da sviluppare; parte della sua pensione penso di avegliela pagata io...
Come gli arrivava un depliant di una macchina fotografia nuova, cercavo di fregarglielo ".. no, quello no, ne ho solo uno...."
E poi stavi a lungo a parlare con lui, ti spiegava tante cose di fotografia, a quel tempo (anni 80) non c'era internet. E ti parlava dei negativi, la moglie che spuntinava tutte le fotografie a colori che gli arrivavano dai laboratori.
E la sua passione tra tante macchine, la Leica. Una volta me la prestò. Una leica M2 con il 35 summaron 2,8 per breve tempo. Più volte mi ha detto che sono stato l'unico a cui ha prestato quella sua macchina.
E da lui ho comprato il mio primo obiettivo Leica, un 50/2 summicron che montavo con un anello Benatti (un altro monumento della fotografia degli anni 80) sulla mia Konica.
Poi dopo tante diapositive iniziai a fare per conto mio il bianco e nero, e del fotografo (negozio) ne ebbi meno bisogno. Però tutte le volte che passavo davanti al suo negozio, con ancora in vetrina le macchine degli anni 80, mi faceva un tuffo al cuore.
In tutti gli anni che l'ho frequentato non si volle mai fare fotografare. Salvo una volta di quattro anni fa, che capitai nel suo negozio prima di Natale, per fargli gli auguri, e improvvisamente, così, accettò di farsi fotografare prima da solo, e poi insieme a sua moglie.
A gennaio trovai il negozio chiuso. Si era arreso agli anni ed a un modo (mondo) di fare fotografia che non gli apparteneva più.
Sono stato a trovarlo l'anno scorso. Tra i vari discorsi mi ricordava quando intorno agli anni novanta tornando dalle cave di marmo per portagli i rullini a sviluppare, lasciavo tutta una serie di impronte bianche degli scarponi nel negozio. In quell'occasione gli portai la foto di lui e sua moglie fatta nel negozio. Mi chiese quanto mi doveva dare... ovviamente niente, era un regalo; un piccolo contraccambio per la passione che mi aveva trasmesso, i tanti grandi sogni che mi aveva permesso di fare....
Sabato se ne è andato. Silenzioso. Dopo una vita passata in mezzo alla gente.
La chiesa era piena; è sempre un buon segno, vuol dire che nella vita una persona ha seminato tanta amicizia.
Ciao caro Silvano, mi mancherai. E grazie.