26 novembre 2013

Un piccolo gigante: il Summilux M 35/1,4

Verso la metà del secolo scorso (ormai possiamo dire così) la corsa alla fotografia a luce ambiente era terreno di aspro combattimento tra le varie case costruttrici. Nel 1961 Leica lancia sul mercato quello che per circa 30 anni sarà il portabandiera della fotografia di reportage ogni tempo della casa di Wetzlar, il Summilux 35/1,4. Piccolo, di qualità eccellente non appena si chiudeva il diaframma,  ma sufficiente a f 1,4 a cogliere atmosfere fino ad allora impensabili, ha fatto la gioia dei suoi possessori, restituendo allora immagini su pellicola fino a quel momento impensabili, mentre oggi regala un appeal che si può amare o odiare alle nostre immagini digitali. Con uno schema ottico a sette lenti, ha attraversato il tempo fino all'avvento dell'ASPHERICAL, che con uno sfoggio di tecnologia fino a quel momento impensata (o meglio commercializzata) supera con un balzo la resa del "nonnetto" portando di molto avanti il limite tecnologico.
Disegnato inizialmente con pulsante di blocco all'infinito (oggi ricercato e costosissimo) in versione cromata e poi nera, viene normalizzato nel 1967. Non ha mai subito cambiamenti di schema ottico, anche se via via che miglioravano i trattamenti antiriflesso questi venivano applicati. Fino al 1988 gli obiettivi vengono costruiti in canada, poi appaiono le prime scritte "Leitz - made in Germany" per poi passare a "Leica - Made in Germany". Tuttavia non vi sono differenze tra gli stessi, salvo una richiesta maggiore di quest'ultimo da parte del mercato del collezionismo. 
L'obiettivo non permette di montare filtri direttamente, ma vanno inseriti nel paraluce (codice12504); i filtri sono senza filettatura, e sono identificati come serie VII.
Il 35/1,4 summilux   a tutta apertura, pur restituendo molti particolari, soprattutto al centro, li ammanta di morbidezza a causa delle aberrazioni non controllate, ma restituisce un aspetto molto "flou" alle immagini che può piacere (o essere addirittura ricercata) o essere considerata un difetto (oggettivamente E' un difetto ottico). Chiudendo a f/2 il difetto tende a scomparire e la resa può considerarsi sovrapponibile al Summicron VII lenti del 1979; ai diaframmi medio chiusi diventa tagliente e performate anche con i criteri odierni. 
Nato per il reportage, lo schema ottico tende a privilegiare la parte centrale del fotogramma, tanto che ancora oggi restituisce una resa più tridimensionale su soggetti umani, rispetto agli asferici che tendono a restituire una resa omogenea più omogenea su tutto il fotogramma a discapito dell'apparente profondità dell'immagine. Rimane comunque da considerare che certe differenze sono visibili su stampe grandi e confronti diretti tra stessi soggetti.
Parecchio soggetto a flare, soprattutto con luci puntiformi all'interno della inquadratura, deve sempre essere montato il paraluce, per evitare le luci parassite laterali.
Andiamo a vedere il rapporto MTF/Immagine (Grafici MTF cortesia Erwin Puts)
L'immagine a f1,4 presenta una vistosa vignettatura, con contrasto basso e particolari avvolti nel flou.
 Chiudendo a f 5,6 l'immagine diventa molto "trasparente" il contrasto è alto su tutto il fotogramma e i dettagli sono chiaramente rappresentati in buona parte dell'immagine.
Al diaframma f/8 si raggiunge il massimo della omogeneità su tutto il campo, solo gli angoli estremi mancano un pò di dettaglio.
Vediamo anche nelle seguenti foto la differenza visiva tra un diaframma 1,4 e un 2,8: abbiamo una immediata scomparsa del flou, che caratterizza la prima immagine ammantandola di "magico", anche se su di un semplice trattore. (N.B. il "magico" rimane a tutti gli effetti un difetto ottico).
Summilux 35/1,4  tutta apertura


Summilux 35/1,4 a f 2,8
A questo punto ci rimane da visualizzare l'analisi dell'obiettivo nelle diverse zone del campo ai vari diaframmi.
Iniziamo dalla zona centrale caratterizzata al centro a tutta apertura da un'immagine molto morbida che diventa molto incisa e definita non appena si chiude di un diaframma.
Nella zona medio centrale la situazione è abbastanza analoga, anche se a f2 l'immagine rimane ancora "annebbiata" e occorre chiudere a f 2,8 per un buon risultato. I risultati ottimali si raggiungono a 5,6 / 8.
Zona mediano esterna: per un ottenimento di un risultato ottimo bisogna chiudere almeno a f 8. Infatti anche osservando i grafici MTF abbiamo in quella zona a 5,6 un abbassamento della curva, che recupera chiudendo un diaframma.
Angoli estremi: la situazione a livello di nitidezza è parecchio compromessa, ma non è una sorpresa: anche in questo caso occorre chiudere per lo meno  a f 8  (o meglio f 11) per un'omogeneità su tutto il campo. A questo diaframma l'obiettivo può essere usato tranquillamente anche per una foto di paesaggio che richiede una niditezza su tutto il campo.
Concludendo possiamo affermare che un obiettivo di 50 anni fa ha ancora molto da dire. Odiato/amato richiede un apprendistato abbastanza intenso per conoscerne le peculiarità, in modo di sfruttare al meglio i punti di forza cercando di minimizzare quelli deboli, posizionando, quando usato a tutta apertura, il soggetto nella zona di campo che sappiamo rendere meglio.




Ph. Antonio D'Ambrosio - Il fotografo Gianni Berengo Gardin - Summilux 35/1,4 T.A.

   

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