Il trentacinque millimetri è stato, ed è, considerato la focale principe per le fotocamere Leica M. Sin dall'Elmar 35/4,5 del 1931 Leica si è sempre concentrata su questa focale, producendo pietre miliari della progettazione ottica: il Summicron 8 lenti del 1958, il Summilux 35/1,4 del 1960, rimasto in catalogo fino al 1991, il 35/1,4 Summilux Aspherical del 1989 sino all'attuale Summilux 35/1,4 FLE dei nostri giorni.
Un obiettivo considerato essenziale nella fotografia di reportage, anche se negli ultimi anni si è assistito ad un abbassamento delle lunghezze focali, per rendere lo spettatore sempre più partecipe alla scena.
Tuttavia la spazialità non forzata, la visione leggermente grandangolare con tutti i suoi vantaggi senza scendere nelle deformazioni visive dei grandangoli maggiori, fanno del 35 millimetri un obiettivo con il quale il contenuto della scena inquadrata è ancora importante rispetto alle distorsioni ottiche che ci abbagliano e stupiscono.
Fino all'avvento del digitale, e il conseguente aumento delle sensibilità disponibili, erano necessari obiettivi luminosi per scattare in luce scarsa con pellicole che al massimo arrivavano a 400-1600 Iso. Oggi queste sensibilità ci sembrano normali, meno di dieci anni fa erano un limite.
La ricerca ottica, intorno alla seconda metà del secolo scorso, si indirizzò verso la realizzazione di ottiche sempre più luminose, obiettivi di prestigio che davano lustro alle case costruttrici.
Luminosità in ottica vuol dire lenti più grandi e maggiori aberrazioni da controllare, da cui la ricerca di nuovi schemi ottici e complesse formule chimiche nella composizione dei vetri.
Leica ha sempre fatto vanto dell'utilizzo di componenti esotici nella mescola delle lenti, e proprio grazie ad una speciale lente nella formula ottica composta principalmente di ossido di lantanio venne progettato e costruito il summicron 35 nel 1958, conosciuto come l'otto lenti.
Da molti considerato "il" summicron d'eccellenza, presenta una plasticità e morbidezza oggi dimenticata dalle nuove progettazioni, ipernitide e supercontrastate, ma che tuttavia non producono più quella progressione di sfuocato del passato, dovuto principalmente alle minori correzioni delle aberrazioni ottiche e maggiore curvatura di campo.
Questa è l'immagine del depliant di presentazione del Summicron 35 8 lenti:
e questa una foto tratta dal depliant a illustrazione delle caratteristiche del Summicron:
Andiamo ad analizzare con le foto successive le caratteristiche del Summicron 35/2 8 lenti rispetto alle curve MTF.
Il grafico delle curve MTF rappresenta il grado di contrasto con cui sono riprodotte le coppie di linee per millimetro. Le coppie di linee di 5 e 10 per millimetro rappresentano con quanto contrasto è riprodotta l'immagine, le coppie di linee di 20 e 40 con quanto contrasto sono riprodotti i dettagli più fini. Sono presi in considerazione aree concentriche rispetto al centro immagine alle altezze di 5, 10, 15 e 20 mm. (Credit per i grafici MTF: Erwin Puts)
A f2 possiamo rilevare un contrasto decismente basso, che si traduce in un'immagine sostanzialmente velata, mentre il microcontrasto è buono al centro, scende nella zona mediana dell'immagine per risalire ai bordi.
A f 5,6 il contrasto si innalza su tutta l'immagine, ed anche il microcontrasto è molto buono, salvo agli angoli.
Nelle foto successive si analizzano le zone dell'immagine, con diaframmi crescenti da f 2 a f 11.
Come si può notare al centro l'immagine immediatamente a F2,8 (rettangolino giallo) acquisisce vigore, mentre i dettagli rimangono comunque sempre chiari, caratteristica che rimane pressochè inalterata ai diaframmi successivi
Nella zona nella immediata adiacenza alla zona centrale, possiamo vedere un incremento di contrasto crescente da F2 a F5,6, mentre a F11 (rettangolino viola) la diffrazione si fa sentire e l'immagine inizia a perdere di mordente.
Come vediamo, ed in corrispondenza della zona 15 mm, a F2 e F2,8 il microcontrasto è abbastanza basso, in corrispondenza all'abbassamento delle curve MTF, mentre diventa ottimo a F5,6 (quadratino azzurro).
Nella zona periferica a F5,6 abbiamo una buona qualità, mentre agli angoli estremi , la qualità fatica a salire, e solo a F11 riesce a compensare il centro, a prezzo di una diminuzione complessiva della qualità dovuta alla diffrazione.
Attenzione al flare, in quanto luci che entrano in campo abbassano
inesorabilmente il contrasto dell'immagine creando notevole flare,
soprattutto in adiacenza con toni scuri.
Tuttavia bisogna ricordarci di avere tra le mani un obiettivo vecchio oltre 50 anni, che produce ancora oggi risultati eccellenti, soprattutto nell'ambito per cui era stato creato, luce ambiente e foto di reportage.
solo una nota: l'Elmar 3,5cm f/4,5 citato all'inizio dell'articolo non è mai stato posto in vendita e ne esistono forse un paio attualmente, mentre il primo vero grandangolo Leitz è stato l'Elmar 3,5cm f/3,5, rimasto in produzione sino agli anni Cinquanta. Comunque un articolo interessante
RispondiEliminaun saluto
Pierpaolo Ghisetti